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25 aprile 2015 6 25 /04 /aprile /2015 08:44

Che avessi di fronte il signore della truffa non lo sapevo. La so adesso mentre guardo le acque del lago appoggiato ai tigli e posso considerare il signor M il signore della truffa, per quanto riguarda quello che ho conosciuto durante le attività operative che hanno riguardato me. Era imponente, grosso, camicia e cravatta e giacche larghe, rivedevo il personaggio Goldfinger, anche se i capelli non erano così rossi. La parlata era pastosa, grassa. Il suo ufficio era dalle parti della Fiera in Milano. Un ufficio al 5° piano. All'entrata una segretaria, ben messa fisicamente, piuttosto in carne con un seno davvero prosperoso ed un lato B (adesso si dice così, ma allora era diverso) notevole come dimensioni, rotondità e movimenti. La faccia era da raccoglitrice di mele, forse furlana, con i pomelli rossi, una faccia di ottima salute. Non l'ho mai sentita parlare. Solo si oppure no, ed il più delle volte con la testa. Piccola scrivania, con un portamatite, una postazione con macchina da scrivere normale, elettrica ma normale. Più in là un'altra postazione con una macchina da scrivere a palline, ogni pallina un carattere, la scorta delle palline dei caratteri era notevole, per quanto ebbi modo di intravedere dall'apertura di un armadio.

L'ufficio del signor M era un mondo a parte. Ampio, mobili stile impero con profusione di svolazzi e doratura, una sedia gestatoria, poltroncine da ambasciatori. Credo che i mobili fossero stati acquistati da Giobbe. Sicuramente avrei dato a quest'ufficio l'oscar della pacchianeria. Un trumeau con tanto di orologio con cavalli e dame. Una parete invece era occupata da una strana macchina. La ritenevo una fotocopiatrice ma di queste dimensioni non l'avevo mai vista. Seppi poi che era un apparecchio da tipografia avanzata in grado di riprodurre a colori e in formati diversi. L'apparecchiatura strideva con la sua innovatività (il disegno era quasi da astronave) nello stesso ufficio che ricordava Versailles. Ma non avevo capito il motivo. Mi ritrovai, per puro caso, una sola volta da solo nell'ufficio, dove mi aveva fatto accomodare la bella furlana ed ero con un mio collega. Mi alzai curioso come sempre, attirato da una pagina che era fuori posto al di sopra di un armadio stile impero. Salii su una sedia e mi trovai di fronte a un centinaio di riviste porno, di quelle che si portavano a casa da Amsterdam. Le feci vedere al mio collega che ne voleva assolutamente una o due, e gli proibii di toccare alcunché. Il signor M era entrato in contatto con il mio collega. Diceva che era interessato ad un famoso prodotto chinossalinico che vedeva noi quali competitori di una multinazionale la quale aveva brevettato il suo prodotto in tutto il mondo ma si era dimenticata l'Italia. Il signor M era interessato al prodotto, ma voleva assolutamente dei fusti da 50 kg, anziché la confezione nei classici sacchi di carta da 25 kg. Ed insisteva. Parlava di un cliente molto importante, in Italia centrale "un allevamento di 10.000 maiali, tra l'alto Lazio e la bassa Toscana.". Questo notizia mi sbalordiva in quanto nessuno dei miei ne sapeva niente. "ma come, 10.000 maiali si sentono, andate e annusate.". Il mio modo di fare era poco professionale. Ed il signor M aveva iniziato con una confezione, poi dieci e poi cento, a distanza di due mesi. Quando scadevano i termini del pagamento veniva da noi, in sala riunioni, e metteva i soldi in contanti sul tavolo e li metteva in fila come fossero pesci, un bigliettone dietro l'altro. Quello che tutte le volte contestava era l'iva. Ma la fattura parlava chiaro. Il prezzo era per kg, per i numeri dei kg più l'iva. Non chiedeva alcuna firma di ricevuta e non portava mai la nostra fattura per una qualsiasi tipo di firma di quietanza. Non appena pagato parlava del prossimo ordine. I nostri fusti erano quelli normalmente usati per i prodotti chimico farmaceutici, in cartone con il fondo ed il coperchio con il cerchione di metallo e la chiusura con l'apposito occhiello per il sigillo. Lui richiedeva che non ci fosse ne etichetta (ma questa noi la dovevamo mettere e quindi si optò per una etichetta di piccole dimensioni ed agganciata all'occhiello della chiusura) ne sigillo. Ci disse che non voleva che i suoi clienti fossero a conoscenza del suo fornitore, era geloso del suo cliente e questo aumentava la mia sete di conoscere il luogo dove fossero allevati i famosi 10.000 maiali.

Durante una mia visita ad un grosso sito produttivo in Belgio, conversavo con il capo ufficio acquisti, che quando prendevo il caffè, nel suo ufficio, lui era già alla terza birra, ed erano al massimo le dieci del mattino. Mi chiese di accompagnarlo al magazzino per farmi vedere come avrei dovuto insistere per migliorare l'assetto dei nostri pallets con i quaranta sacchi da kg 25 del coccidiostatico che gli vendevamo. Mentre lo accompagnavo nel suo magazzino, vidi dei fusti cinquanta kg, marroni, che mi pareva di conoscere. Li guardai meglio senza dare nell'occhio e mi parve che fossero simili ai nostri ma non fossero nostri poiché portavano una vistosa e colorita etichetta della multinazionale e chiaramente era il chinossalinico di riferimento. Il capo ufficio acquisti mi disse che erano legati all'acquisto del prodotto della multinazionale in quanto brevettato e si meravigliava anche lui della confezione. Mi disse in tutta riservatezza e confidenza che il materiale proveniva dall'Italia in quanto la sezione locale della multinazionale non riusciva a fare le quantità di budget: "E' riservato, noi comperiamo anche alcune quantità dalla sede belga, in sacchi da 25 kg, proprio per non far vedere che comperiamo anche altrove.". Guardai meglio, dietro suo invito: l'etichetta era perfetta, alcune scritte di liberazione del lotto in inglese, il sigillo era della multinazionale. Al ritorno chiesi di incontrare il signor M nel suo ufficio con il mio collega, ed era la descrizione fatta sopra. Quando il signor M fu assiso sul suo dorato trono, gli raccontai il mio strano caso della mia visita in Belgio, ma la presi con calma e da lontano senza accennare direttamente a niente. Lui ci chiese perché gli raccontassi questa storia. Mi disse che aveva dei contatti con la nota multinazionale ma per prodotti farmaceutici e la cosa finì lì. Prima di congedarci mi chiese "Ma veramente un prodotto così importante della multinazionale viene commercializzato in Europa e nel mondo in sacchi?.". Si gli risposi. E per l'Europa hanno un contro unico di produzione in Francia. Non disse niente ma gli ordini cessarono e l'allevamento dei 10.000 maiali non lo trovammo ne nel basso e centro Lazio ne nel centro e alta Toscana. Non so come andò perché ci fu un processo. Nella documentazione, mi pare, vennero ritrovati dei certificati di analisi originali con i nomi e le firme originali degli addetti ai laboratori di analisi del centro farmaceutico della multinazionale. Delle comunicazioni interne tra reparti della stessa multinazionale con i nomi dei tecnici responsabili, nelle lingue da loro comunemente usate e con le sigle proprie che utilizza ogni laboratorio.

E questo fu una prima occasione. Le acque sono mosse da una leggera brezza e la temperatura sta scendendo. Ridacchio ricordando il signor M "Ma veramente una merce così preziosa viene commercializzata in sacchi?.", e rientro ricordando anche il viso paonazzo del buyer birraio.

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